domenica 7 luglio 2019

venerdì 9 ottobre 2015

FESTIVAL di "INTERNAZIONALE"



Anche quest'anno si è svolto il consueto appuntamento di musica con il Festival di Internazionale, che, come è ormai consuetudine, si è svolto a Ferrara.

Ancora una volta grande successo di pubblico per un'iniziativa che è ormai giunta alla nona edizione.

Giornalisti e autori da tutto il mondo arrivano a Ferrara per una serie di conferenze e incontri gratuiti.

Organizzato da Comune di Ferrara, Provincia di Ferrara, Università degli Studi di Ferrara, Internazionale e Arci Ferrara, insieme alla Regione Emilia-Romagna, alla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e all'Associazione IF,

La manifestazione, ospitata nei prestigiosi spazi del centro storico di Ferrara nel rispetto della sostenibilità ambientale e dell'accessibilità per tutti, affronta tematiche di grande attualità e di rilevanza sociale, economica e politica, in grado di suscitare l'interesse e il coinvolgimento di un pubblico sempre più numeroso.


La prima edizione del festival risale al 2007 quando il periodico Internazionale insieme al Comune di Ferrara decide di organizzare una piccola manifestazione di giornalismo, promuovendo incontri e dibattiti con i rappresentanti più significativi del giornalismo mondiale insieme a scrittori, economisti e fumettisti. Il festival, della durata di tre giorni, offre numerosi ambiti di dibattito, specialmente incentrati sui principali temi di attualità, garantendo così al pubblico una vasta scelta di iniziative. Gli incontri con i giornalisti si tengono nelle sale conferenze dislocate all'interno del centro storico di Ferrara e, in alcune situazioni, i dibattiti si svolgono in locali pubblici come bar o cafè dove il pubblico può interagire direttamente con i giornalisti. Nell'edizione 2008 si sono realizzate anche videoconferenze oltre alla possibilità di seguire i principali dibattiti giornalistici sulla web TV.
Partito nel 2007 in sordina come manifestazione di nicchia, il festival ha registrato un notevole ed inaspettato successo di pubblico arrivando a contare oltre 17.000 presenze. Nella seconda edizione il festival di Internazionale ha potuto contare sull'afflusso di circa 32.000 presenze[1] oltre al maggior numero di giornalisti coinvolti e di attività offerte.

Per quanto mi riguarda è stata anche un'occasione per visitare assieme al carissimo amico di vecchia data Michele Marchi questa magnifica città e per gustare durante il week end alcune tra le più prelibate specialità culinarie che questo luogo incantevole offre ai suoi ospiti. - CONSIGLIATA !!!! -

giovedì 10 settembre 2015

Jazz & Wine Of Peace

24-26 OTTOBRE, CORMONS E LOCALITÀ LIMITROFE

Jazz & Wine Of Peace

Festival

Raffinate proposte musicali nelle aziende vinicole e poi la sera artisti di richiamo al teatro Comunale di Cormons componevano quest’anno la ricetta di qualità della rassegna friulana, risultata vincente nonostante proprio i concerti in teatro siano apparsi i meno stimolanti, con un Bill Fri-sell appiattito nel progetto Guitar in thè Space Age, Youn Sun Nah grande cantante troppo fine a se stessa e poco omogenea ai peraltro ottimi compagni, e Avishai Cohen animale da palcoscenico dalla però modesta originalità musicale. Poco male, perché quanto passato per le cantine — tutto tra l’altro assai raro da ascoltare in Italia — ha pili che compensato: dall’interessante quartetto ungherese diretto dall’esperto sassofonista Istvàn Grencsó, al quartetto del bandoneoni-sta e flautista Carlo Maver (con Mirra e Succi), che fondeva folk apolide, improvvisazione e camerismo in una musica difficile da etichettare; dal paritetico trio di Tino Tracanna, che ha proposto proprie musiche su atmosfere assai diverse, mettendo in risalto le qualità del contrabbassista Giulio Corini, al duo del chitarrista Garrison Fewell con la voce di Boris Savoldelli, che - nella splendida Abbazia di Rosazzo - hanno improvvisato con elettronica e sperimentazioni timbriche toccando punte di autentica poesia, come nel solo del chitarrista dedicato a John Tchicai; fino al trio di Chri-stof Lauer, sassofonista torrenziale e multiforme dall’espressività coltraniana, con Godard e Fiéral.

Sempre nelle cantine, più articolato — e un po’ troppo intellettualistico, ancorché apprezzabile - il quintetto di Mary Fialvorson, frammentato in piccoli gruppi dalle fitte partiture per valorizzare i diversi temperamenti dei suoi membri: Jonathan Finlayson, Jon Irabagon, John Hébert e uno splendido Ches Smith. Particolarmente stimolante, poi, James Brandon Lewis: improvvisazioni al tenore su reiterate variazioni di piccoli temi, di impetuosa comunicativa e stupefacente intensità, con la strabordante energia di Max Johnson al contrabbasso e Dominio Fragman alla batteria.

La palma di miglior concerto è però spettata un po' a sorpresa al polistrumentista austriaco Karlheinz Carlitos Miklin con il Quinteto Argentina, che a Nova Gotica ha mescolato tango e sperimentazione, mainstream e concitata improvvisazione. Ben coadiuvato dall’esperto e sorprendente trombettista Gustavo Bergalli, Miklin vi ha esaltato le enormi qualità strumentali — soprattutto espressività e sofisticata costruzione dei fraseggi — che ne fanno uno dei fiati più interessanti e sottovalutati d’Europa.

venerdì 21 agosto 2015

La Cavallerizza - Bob Mazurek Pulsar Quartet


25 Ottobre

Reggio Emilia

La Cavallerizza - Bob Mazurek Pulsar Quartet

Per una di quelle Imponderabili concomitanze che talvolta si verificano nella programmazione concertistica del jazz, quella sera si sono concentrati nella stessa città due appuntamenti di pari inte-'esse: Il Pulsar Quartet di Rob Mazurek e più tardi, In un diverso locale, Il quintetto di Mary Halvorson.

I II Pulsar è una delle ultime creature del cornettista di Chicago, già documentata su disco Delmark. Il concerto reggiano, all'Interno di Aperto Festival, ha permesso di verificare che II gruppo possiede una sua precisa fisionomia musicale, pur non emanando l'intensità rituale di altre formazioni di Mazurek. le composizioni, tutte del leader, hanno avviato collettivi sostenuti e pulsanti, che hanno lasciato gradualmente II posto a situazioni più serene e distese, venate di poesia e su un suadente Incedere di danza. In entrambi I contesti l'accoppiata Matthew Lux&john Herndon (basso elettrico e batterla) ha fornito un'ossatura compatta e ben strutturata, un'indispensabile base d'ancoraggio. Ma anche la cornetta di Mazurek, tra slanci lirici, ripetute frasi melodiche, ripiegamenti poetici e ripensamenti, ha avuto una funzione strutturante e trainante. Il pianismo di Angelica Sanchez ha poi aggiunto un colore opalino e iridescente; nel consistenti spazi solistici le linee della sua diteggiatura si sono Intrecciate In un continuum pastoso e un po' fosco, la cui singolare qualità armonica può aver ricordato la Concord Sonata di Charles Ives.

giovedì 23 luglio 2015

«Bal-Kan - Cycles OfLife»

 

Artisti vari:

«Bal-Kan - Cycles OfLife»

(Alia Vox 9902). Distr. Talea

La recente uscita della serie Hesperion XXI, diretta da Jor-di Savall, è dedicata ancora una volta alla variegata musica balcanica. Il titolo richiama l’etimologia: furono gli ottomani a denominare cosi quelle terre perché, nel penetrarle, vi avevano trovato grandi ricchezze e bellezze, da cui bai («miele»), e forte durezza e resistenza da parte degli abitanti, da cui kart («sangue»).

Il cofanetto presenta tre cd e un vero libro di seicento pagine, riccamente illustrato e contenente articoli (tra cui uno di Paolo Rumiz) tradotti in dodici lingue che spiegano storia antica e recente, cultura, spirito e musica delle terre che vanno da Slovenia e Ungheria fino a Grecia e Turchia, passando per Romania, Bulgaria e tutti i Paesi della ex Jugoslavia. Il programma musicale - ideato da Mont-serrat Figueras, la cantante compagna di Savall, purtroppo scomparsa prima del completamento del lavoro — è diviso in sei capitoli: alla creazione seguono le quattro stagioni, che simboleggiano le diverse celebrazioni cui la musica si dedica (nascite, matrimoni, funerali e così via) e una finale riconciliazione.

Come nello spirito di Hesperion XXI, vi figurano musicisti tradizionali accanto a esecutori classici — tra cui lo stesso Savall - così da conservare lo spirito originario, interagendo però con l’ambito musicale accademico. Le diversità culturali delle aree, talvolta tangibili, sono sempre attraversate in filigrana dalle comuni eredità ebraiche e tzigane. E del tutto impossibile dar conto del contenuto (ben cinquan-tatré brani) di quello che va comunque interpretato come un vero e proprio viaggio, nello spazio e nel tempo, attraverso una realtà culturale affascinante, la cui ricchezza è spesso negletta nonostante sia — oggi come in passato — al centro dell’attenzione anche politica d’Europa.

martedì 30 giugno 2015

SOLGABETTA



SOLGABETTA

«Prayer»

Sony, distr. Sony

Prayer/ Supplication / Jewish Song / Nigun (From Baal Shem)/ Méditation hébraique / Lullaby/ A Warning /

The Song OfMIsery/The Young Girl's Song / Schelomo / El cani delsocells. Sol Gabetta (cello) con Amsterdam Slnfonletta, Orchestre National de Lyon e Cello Ensemble Amsterdam Sinfonietta. Leiden, 30-10-12 e 4-6-14; Lione, dal 26 al 29-4-12.

Ecco un disco da ascoltare In religioso silenzio, spegnendo II cellulare ed evitando interferenze: perché qui suona il violoncello di Sol Gabetta. Chi ha definito quest'album un meditative musical journey forse ha azzeccato In pieno. L'argentina Gabetta è una delle migliori violoncelliste in attività e quindi c'è poco da stupirsi se anche con questo suo Prayer sa commuovere e lascia a bocca aperta. Solo che questa volta, messi da parte Dvorak e Vivaldi, la violoncellista si butta tra le braccia di Ernest Bloch e Dmltrlj Sostakovlc, e da loro si fa avvolgere In questo abbraccio lungo quasi un'ora e dedicato al popolo ebraico.

Il risultato è questo splendido cd che gira attorno alle musiche sinagogali di Bloch (1880-1959) e a From Jewish FolkPoetryop. 79a, Il bell'omaggio reso da Sostakovic al mondo e alla cultura yiddish. D'accordo, non è jazz ma, come ha detto un giorno Thelonoius Monk, «tutti quanti suoniamo folk». È ciò che per l'appunto fa anche Sol Gabetta, e in maniera egregia. Tanto di cappello!